L’emozione che accompagna l’attivazione
di un sistema motivazionale è "l’indicatore" di ciò
che sta accadendo e segnala, nel contesto terapeutico, in
che direzione è opportuno muoversi all’interno del sistema.
Per esempio, un’emozione come la rabbia nel sistema dell’attaccamento
è finalizzata a fare in modo che l’altro sia presente e
fornisca un accudimento, mentre nel sistema agonistico l’intensità
di tale emozione si riduce solo quando l’altro si sottomette.
Per quanto riguarda il sistema dell’attaccamento
sono stati individuati quattro pattern classificati in base
al comportamento del bambino. Il sistema si attiva in maniera
inconscia, ma il modo in cui il bambino si comporta è determinato
dalla risposta che questo ottiene dalla figura di riferimento.
Pattern A: Evitante. Il bambino
attiva il sistema dell’attaccamento, ma si comporta come
se non avesse bisogno di accudimento, apparendo sicuro.
In realtà, il suo comportamento è in risposta al fatto che
sa, avendolo appreso dall’esperienza, che nessuno risponderà
alla sua richiesta attivando il sistema complementare.
Pattern B: Sicuro. Il bambino attiva
il sistema dell’attaccamento e, una volta ottenuta la risposta,
può disattivarlo ripartendo verso l’esplorazione dell’ambiente.
Pattern C: Ambivalente. Il bambino
attiva il sistema dell’attaccamento, ma quando riceve una
risposta non riparte verso l’esplorazione dell’ambiente.
Pattern D: Disorganizzato. E’ quello
che riguarda le persone affette da disturbo borderline di
personalità ed i soggetti che vanno incontro ad episodi
dissociativi ricorrenti. Il bambino non sa se e come la
figura di riferimento risponderà all’attivazione del suo
sistema dell’attaccamento. Degli individui che mettono in
atto tale pattern, il 40% ha avuto traumi evidenti. Per
il rimanente 60%, si ipotizza che la figura di riferimento
nei due anni prima e/o dopo la nascita del bambino, abbia
vissuto un’esperienza traumatica e sia impegnata ad elaborarla.
Non si può dire si tratti di genitori trascuranti, ma si
tratta frequentemente di situazioni in cui il bambino in
cerca di accudimento si trova a relazionarsi con un genitore
spaventato che non lo rassicura, tale condizione determina
un reazione di "fuga" nel bambino, che provoca
un aumento di intensità nell’attivazione del sistema dell’attaccamento.
La strutturazione di un determinato
pattern è di origine relazionale, nel senso che uno stesso
bambino può strutturarsi secondo un pattern con una figura,
o secondo un altro pattern con un’altra figura di riferimento.
Tali esperienze relazionali comportano la costruzione di
modelli operativi interni, che determineranno il livello
di rappresentazione di sé e dell’altro. Nel pattern D si
riscontrano rappresentazioni multiple ed incongrue l’una
con l’altra, poiché se il bambino percepisce l’altro come
perso nelle proprie difficoltà mentre lui stesso si trova
in difficoltà percepirà sé e l’altro come impotenti.
Considerando il sistema relazionale
non costituito da una diade, ma da un triade, Karpman ha
individuato, in riferimento ad una situazione simile a quella
precedentemente descritta, un sistema così costituito:
SALVATORE
VITTIMA PERSECUTORE
Secondo il modello previsto dal
pattern D, il comportamento disorganizzato si mitiga e si
riorganizza nella relazione con l’adulto significativo attraverso
l’attuazione di dinamiche di controllo o ponendosi in una
posizione "down". Nel caso in cui l’accudimento
da parte della figura di riferimento si verifichi con modalità
fortemente erotizzate, il bambino si riorganizzerà attraverso
una sessualizzazione, apprendendo l’attivazione di tale
sistema per indurre l’attivazione del sistema dell’accudimento
nell’altro.
Il paziente borderline instaura
frequentemente una relazione tipo pattern D con il terapeuta,
osservando il passaggio da comportamenti seduttivi a svalutanti.
Tale dinamica fa supporre l’efficacia della presenza di
un coterapeuta nel percorso di cura, l’esistenza di due
terapeuti permette al paziente di poter elaborare con uno
il modello operativo messo in atto con l’altro e la possibilità
di utilizzare diversi modelli operativi. Inoltre, lo strutturarsi
della terapia con compiti diversi tra i due terapeuti permette
l’attivazione del sistema di collaborazione tra i due, permettendo
al paziente di ridurre l’attivazione del sistema dell’attaccamento
nei confronti un solo terapeuta.. Infine, data la scarsa
strutturazione delle capacità metacognitive nel paziente
borderline, ed essendo queste strettamente correlate all’intensità
della spinta all’attaccamento, la riduzione di quest’ultima
determinerà un miglioramento di tali capacità incrementando,
quindi, le funzioni di elaborazione ed autoriflessione.
(*) La trascrizione è a cura
della dott.ssa Grasso, così come le note bibliografiche
riportate di seguito in riferimento all’argomento trattato.
- Lichtenberg J.D.: Psicoanalisi
e sistemi motivazionali, Raffaello Cortina Editore, Milano,
1995
- Fonagy P., Target M.: Attaccamento e funzione riflessiva. A cura di Vittorio Lingiardi e
Massimo Ammaniti, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2001
- Liotti G.: Il nucleo del Disturbo
Borderline di Personalità: un'ipotesi integrativa. Su
internet, all’indirizzo http://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/liotti-1.htm
- Karpman, S. B. Fairy Tales and Script Drama Analysis.
TRIANGOLO DRAMMATICO. Transactional Analysis Bulletin, 7(26),
39-43, 1968
- Costantini E., Iannucci C.: Il sogno come processo di attribuzione di significato e segnale di cambiamento
in una psicoterapia ad orientamento cognitvo-evolutivo.
In: Il sogno in
psicoterapia cognitiva, Melusina Editrice, Roma, 1992
- Intreccialagli B., Costantini E.: Una analisi cognitiva evolutiva degli esiti del maltrattamento infantile
in età adulta, Psicobiettivo, N. 3, 1991
- Costantini E., de Angelis G., Iannucci C.,
La Rosa C., Miti G., Onofri A., Pancheri L., Tombolini
L.: Un'esperienza di psicoterapie cognitive a termine effettuate in ambito
universitario: analisi delle variabili legate ai drop-out,
Rivista di Psichiatria, 3, 103-114, 1988