GRUPPO DI STUDIO PER IL DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALITÀ

ISTERIA E DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALITÀ

(contributo del gruppo di studio)

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A. Correale

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         L’incontro si propone lo scopo di operare un raffronto tra il disturbo isterico e quello borderline. Nei due quadri sono presenti somiglianze importanti quanto le differenze, che rendono necessaria un’opera di precisazione e di discriminazione. Il tema è complesso e molto dibattuto. Inoltre, la stessa definizione di isteria è, allo stato attuale, contestata da molti Autori tanto da essere stata eliminata dal DSM IV-TR, che ha diviso il quadro isterico in due sottogruppi non collegati tra loro, il disturbo di conversione, all’interno dei disturbi somatoformi, e la categoria dei disturbi dissociativi.

         Si prende come testo di riferimento il libro di Bollas ”Isteria” e un articolo di Sergio Benvenuto, comparso sul Journal of European Psychoanalysis, in cui Benvenuto afferma che la caratteristica prevalente dell’isteria sarebbe la tendenza a non realizzare mai un desiderio, ma a tenerlo sempre nello stato di un’attesa indefinita, di un’aspirazione che non deve mai raggiungere la meta.

         Si considerano nell’isteria tre aspetti cruciali, che definiscono il quadro.

         Il primo aspetto concerne il ruolo fondamentale della sessualità, con particolare riferimento alla sessualità genitale. Nel rapporto con la madre, nel caso dell’isteria, prevarrebbe una tendenza a idealizzare il bambino da parte della madre, a circondarlo di cure e  amorevolezza, ma a patto che la sfera sessuale, in particolare genitale, non venga mai attivata. In altri termini, i desideri del bambino verso la madre, se riguardano la sfera della corporeità e della genitalità, vengono spinti verso la rimozione o la negazione.

         Il secondo aspetto riguarda il sogno della madre o comunque delle figure accudenti. Il piccolo bambino o la piccola bambina intuiscono nella figura accudente la presenza di un sogno, una fantasia, che li tiene lontani dal rapporto reale o che comunque mette sempre a confronto il rapporto reale con un altro rapporto sognato, cui il rapporto reale non potrà mai sovrapporsi del tutto. Il bambino o la bambina si troverà così a “inseguire” il sogno del genitore, con la confusa sensazione che tale sogno abbia un carattere di irrealizzabilità. Il risultato di questa situazione sarebbe l’instaurarsi, nel futuro isterico, di quel bisogno di puntare sempre a un futuro che non va mai raggiunto, alla presenza di un desiderio che dà piacere, proprio perché deve restare perennemente insaturo. Come dire: il sesso è bellissimo, a patto che non lo si faccia mai.

         Il terzo aspetto riguarda il ben noto polimorfismo delle identificazioni. L’isterico si caratterizza per identificarsi volta per volta con vari personaggi, il don Giovanni, la maliarda, la vittima del destino, il martire perseguitato, l’eroe in lotta con il destino e tanti altri ancora. Tutti questi personaggi hanno come caratteristica comune l’elemento di teatralità, di spettacolarizzazione, e la presenza di un’importante disconnessione col senso di sé: l’attore, per così dire, “si mangia” la persona.

         Tutte queste considerazioni, che riassumono i testi di Bollas e Benvenuto, vengono messe a confronto con la teoria del trauma, evidenziata originariamente da Freud e poi ripresa in forma amplissima dagli attuali studi sull’attaccamento disorganizzato. Freud ritenne, nella prima parte della sua vita scientifica, che gli isterici soffrissero di ricordi rimossi e che tali ricordi fossero attinenti alla sfera della sessualità. Egli ritenne, in sostanza, che, nella patogenesi dell’isteria, avesse una grande importanza, anzi svolgesse un ruolo assolutamente preminente, il trauma sessuale.

           Anche se, successivamente, egli attribuì una grandissima importanza alle fantasie sessuali degli isterici, la teoria del trauma non fu mai da lui del tutto abbandonata. Inoltre, quasi nello stesso periodo, Janet formulò l’ipotesi che alcuni traumi, specie quelli di natura sessuale, potessero determinare una dissociazione, un’alterazione dello stato di coscienza, caratterizzata da una specie di sdoppiamento tra sé e sé stessi, appunto una scissione verticale tra sé e il personaggio, che in quel momento si mette in scena.

          Esiste quindi nell’isteria un traumatismo che tende a determinare uno stato dissociativo, che può andare da un’attitudine stabilmente sognante o oniroide a stati dissociativi conclamati, sempre con una tendenza all’insoddisfazione verso il mondo reale e alla spettacolarizzazione dei vissuti. A sua volta, il trauma può essere per difetto-assenza dell’accettazione dell’investimento erotico sul genitore o per eccesso di interventi intrusivi di natura sessuale da parte di adulti nella sfera infantile.

          Passando all’osservazione del borderline, si ha l’impressione che il trauma sia più esteso e massivo e che esista una caratteristica in più: una tendenza all’azione impulsiva e indiscriminata e un vissuto disforico, fatto di un miscuglio di rabbia, depressione, voracità e attesa, che non coincide con la tendenza oniroide dell’isterico.

         Si fa quindi l’ipotesi che i due disturbi abbiano una matrice in comune di importanza fondamentale, da cui si dipartono vie differenti, come nell’ immagine del chiasma, riportata in un famoso lavoro di André Green. Tale matrice sarebbe data dall’importanza di una relazione traumatica originaria, che avrebbe avuto l’effetto di indurre una tendenza a stati di tipo dissociativo, con parziale limitazione dello stato di coscienza e facilità a cadere in stati dissociativi conclamati. Fin qui le somiglianze.

         Una delle principali differenze sarebbe invece nel modo di reagire all’azione della relazione traumatica presente e attiva nella memoria del paziente.

         Nel caso dell’isterico, esisterebbe un’organizzazione più strutturata, centrata intorno alla sessualità e fondata sul tentativo di mettere in scena un sogno, che non deve mai realizzarsi. L’attesa interminabile garantirebbe dal rischio che la realizzazione del sogno possa scatenare il pericolo di un riattivarsi del trauma, all’interno della relazione con la persona amata.

         Nel borderline, l’organizzazione è molto più carente e instabile. Gli stati dissociativi sono connotati da una tinta più disforica, la tendenza all’azione è maggiore, la sessualità occupa un posto importante, ma non centrale. Insomma, tutto è più fluido e meno organizzato e la tendenza isterica, presente in molti borderline, è transitoria e soggetta a cambiamenti.

          Il trauma è comune, la tendenza dissociativa è comune, ma l’organizzazione intorno a un personaggio sessualmente connotato è tipica dell’isterico, mentre la disorganizzazione in comportamenti impulsivi e instabili è tipica del borderline.

          Si potrebbe dire che il borderline, per quanti sforzi faccia, è condannato a non diventare mai isterico.

    Note Bibliografiche

    1. Bollas C., Isteria. Raffaello Cortina, 2001
    2. Benvenuto S., Dora flees…, Journal of European Psychoanalysis, 2005 vol. 21 p. 3-31
    3. Green A., "Le chiasme: prospective, les cas-limites vus depuis l'hystérie, rétrospective, l'hystérie vue depuis les cas-limites", Psychanalyse en Europe, boullettin 48, Primavera 1997.
    4. Green A., "Le chiasme partie seconde: prospective, les cas-limites vus depuis l'hystérie, rétrospective, l'hystérie vue depuis les cas-limites", Psychanalyse en Europe, boullettin 49, Autunno 1997.

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