GRUPPO DI STUDIO PER IL DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALITÀ

Contributo di Caterina Cinciripini:

VISITA AL CENTRO 'GIANO'

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A. Correale

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Questa relazione è il resoconto di un incontro tra un gruppo di operatori del DSM RMB 2^ A.T. e il gruppo di operatori e pazienti del Centro Diurno denominato Centro Giano.

Il Centro Giano è un Centro Diurno progettato per pazienti con doppia diagnosi, diretto dal Dott. Gilberto Di Petta, psichiatra che opera secondo un approccio ad orientamento fenomenologico.

La doppia diagnosi, nello specifico dell’utenza del Centro Giano, è rappresentata da abuso di sostanze e disturbo di personalità borderline.

Il Centro è ubicato a Casavatore, nella linea dei comuni periferici di Napoli (Casoria , Arzano, Afragola, Cardito ecc.), caratterizzati da uno stato di forte degrado socio-economico e culturale, e con un altissimo tasso di diffusione, spaccio e consumo di sostanze stupefacenti.

Sostanze che, come ci riferiscono il Dott. Di Petta ed i suoi collaboratori, sono principalmente cocaina e nuove droghe rappresentate da mix di sostanze chimiche, molto più dannose delle droghe tradizionali quali l’eroina.

Questo dato è particolarmente importante rispetto al funzionamento dei SERT, programmati sin dalla loro nascita per i tossicodipendenti da eroina sui quali si agiva con il metadone, e che nell’impatto con questo nuovo tipo di droghe non ha strumenti di alcun genere.

L’incontro è maturato, su forte impulso del Dottor Correale, all’interno del gruppo di studio sul paziente borderline, e motivato da un forte interesse per una “visione dal vivo” di un’esperienza innovativa e al momento unica, diretta a pazienti particolarmente difficili, quali quelli con “doppia diagnosi”. Il gruppo di Roma, composto da operatori del DSM ASL RM B 2^ Area -Via Morandi- di tutte le categorie professionali, con la partecipazione di specializzandi in psichiatria e psicologia e un volontario di Servizio Sociale, è stato accolto dal gruppo di operatori del Centro Giano insieme al gruppo dei pazienti che frequentano abitualmente il Centro.

L’incontro si è svolto in un clima di grande calore e di rispettosa attenzione per gli eventi che il gruppo ha scelto per illustrarci alcuni punti chiave del loro modo di operare.

Abbiamo potuto partecipare a due sedute di gruppo, composto da operatori e pazienti; il primo nella mattinata in cui tutti i partecipanti hanno singolarmente fatto la propria presentazione e dichiarato la loro motivazione ad essere lì, in quel momento e in quel luogo.

Fortemente sottolineato dai pazienti il vissuto di essere approdati a questo Centro, dopo molte esperienze drammatiche e tentativi fallimentari di fronteggiarle con altri tipi di intervento, ad esempio trattamenti in Comunità.

Specularmente veniva sottolineato dagli operatori un forte senso di utilità del loro lavoro, e di conseguenza una gratificazione legata al raggiungimento di risultati, sicuramente più soddisfacenti che in altri contesti dedicati allo stesso tipo di pazienti.

A questo primo incontro, che ha creato una particolare atmosfera di contatto tra tutti i presenti, è seguito un momento conviviale, con cibi squisiti della tradizione partenopea, preparato con grande cura dal gruppo ospitante, che ha contribuito a fluidificare e rafforzare lo scambio tra i due gruppi.

Evento particolarmente coinvolgente è stata una danza napoletana - la tammurriata - eseguita da un gruppo di operatori e pazienti, che ha prodotto una forte emozione in tutti i presenti.

A coronamento della giornata è stata proposta la partecipazione a una seduta di gruppo denominato “il cerchio”, in cui ciascun partecipante era chiamato a esprimere le proprie emozioni rispetto alla giornata, allo scambio che questa giornata aveva rappresentato e, più in generale, a ciò che avveniva in quel momento nell’interazione con il resto del gruppo.

Nel fluire dei discorsi, venivano incentivati anche contatti sul piano corporeo quali abbracci, prendersi per mano, sedersi uno di fronte all’altro in una condizione di rispecchiamento e di forte vicinanza corporea.

La regola non esplicitata ma perseguita con determinazione dal conduttore - il Dott. Di Petta - impegnava ciascuno a esprimere qualcosa, fosse pure la propria dissonanza emotiva con l’esperienza in corso.

Nonostante la novità dell’esperienza e il forte impatto emotivo per il gruppo degli operatori di Roma, la seduta si è dipanata con estrema naturalezza, producendo un senso di profonda partecipazione ai sentimenti, espressi sia dai pazienti, che dagli operatori.

È stata particolarmente commovente la partecipazione affettiva di una gran parte del gruppo nei confronti di un ragazzo che la sera precedente era tornato ad assumere sostanze, e nei confronti di un’operatrice che esprimeva un forte difficoltà di integrazione nel gruppo.

La percezione prevalente era quella di un forte senso di appartenenza e affidamento al gruppo, il cerchio che rappresentava sia l’elemento protettivo e affettivo, sia l’elemento normativo e sanzionatorio, quale possibilità di crescita individuale.

La seduta si è conclusa con un abbraccio tra i due Responsabili: il Dott. Correale e il Dott. Di Petta, a simboleggiare un gemellaggio tra le due équipes.

Anche se questo resoconto, come si diceva all’inizio ha un tono volutamente di cronaca di una giornata, è utile sottolineare alcuni punti e alcune impressioni legate all’evento.

Il primo è quello legato alla parola “incontro” che, come si sarà notato, è una parola molto ricorrente nella descrizione di questa giornata.

L’incontro è il concetto che è alla base del progetto del Centro Giano.

Incontro come disposizione psicologica ad accettare la persona che arriva al Centro nel momento e nel modo in cui arriva; incontro come punto di contatto “qui ed ora” così come la persona è in quel momento e con l’urgenza emotiva che in quel momento gli consente di chiedere aiuto. L’incontro del “qui ed ora” come possibile fondamento di un’alleanza terapeutica futura.

Il secondo è la assunzione di responsabilità rispetto a pazienti che non rientrano in categorie ben definite dal punto di vista dei parametri istituzionali; sono pazienti prevalentemente tossicodipendenti o sono pazienti prevalentemente psichiatrici?.

Il Centro Giano accoglie pazienti che rischiano di perdersi o si sono già persi nell’attesa che qualcuno definisca la loro appartenenza.

Ultimo, o forse primo, la passione e la determinazione con cui tutto il gruppo degli operatori insieme al responsabile, perseguono l’obiettivo di fungere da approdo e da trampolino di rilancio di nuovi obiettivi di vita per persone portatrici di gravi disturbi, che rischiano di perdersi completamente nelle paludi istituzionali.

La giornata ha anche registrato il saluto di rappresentanti del Comune di Casoria a sottolineare l’attenzione e il sostegno che questo progetto riscuote anche a livello politico, in relazione di alcuni risultati importanti riportati nella presentazione del Centro.

Questi risultati attengono alla diminuzione drastica dei livelli di mortalità per droga, alla diminuzione dei ricoveri in Comunità e alla diminuzione dei ricoveri in SPDC.

La giornata si è conclusa con l’auspicio di un prossimo incontro a Roma tra le due èquipes al fine di proseguire un La giornata ha anche registrato il saluto di rappresentanti del Comune di Casoria a sottolineare l’attenzione e il sostegno che questo progetto riscuote anche a livello politico, in relazione di alcuni risultati importanti riportati nella presentazione del Centro.

Questi risultati attengono alla diminuzione drastica dei livelli di mortalità per droga, alla diminuzione dei ricoveri in Comunità e alla diminuzione dei ricoveri in SPDC.

La giornata si è conclusa con l’auspicio di un prossimo incontro a Roma tra le due èquipes al fine di proseguire un approfondimento teorico-clinico e metodologico tra i due gruppi.


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