Questa relazione è il resoconto
di un incontro tra un gruppo di operatori del DSM RMB 2^ A.T.
e il gruppo di operatori e pazienti del Centro Diurno denominato
Centro Giano.
Il Centro Giano è un Centro Diurno
progettato per pazienti con doppia diagnosi, diretto dal Dott.
Gilberto Di Petta, psichiatra che opera secondo un approccio ad
orientamento fenomenologico.
La doppia diagnosi, nello specifico dell’utenza
del Centro Giano, è rappresentata da abuso di sostanze
e disturbo di personalità borderline.
Il Centro è ubicato a Casavatore, nella
linea dei comuni periferici di Napoli (Casoria , Arzano, Afragola,
Cardito ecc.), caratterizzati da uno stato di forte degrado socio-economico
e culturale, e con un altissimo tasso di diffusione, spaccio e
consumo di sostanze stupefacenti.
Sostanze che, come ci riferiscono il Dott.
Di Petta ed i suoi collaboratori, sono principalmente cocaina
e nuove droghe rappresentate da mix di sostanze chimiche, molto
più dannose delle droghe tradizionali quali l’eroina.
Questo dato è particolarmente importante
rispetto al funzionamento dei SERT, programmati sin dalla loro
nascita per i tossicodipendenti da eroina sui quali si agiva con
il metadone, e che nell’impatto con questo nuovo tipo di droghe
non ha strumenti di alcun genere.
L’incontro è maturato, su forte impulso
del Dottor Correale, all’interno del gruppo di studio sul paziente
borderline, e motivato da un forte interesse per una “visione
dal vivo” di un’esperienza innovativa e al momento unica, diretta
a pazienti particolarmente difficili, quali quelli con “doppia
diagnosi”. Il gruppo di Roma, composto da operatori del DSM ASL
RM B 2^ Area -Via Morandi- di tutte le categorie professionali,
con la partecipazione di specializzandi in psichiatria e psicologia
e un volontario di Servizio Sociale, è stato accolto dal
gruppo di operatori del Centro Giano insieme al gruppo dei pazienti
che frequentano abitualmente il Centro.
L’incontro si è svolto in un clima
di grande calore e di rispettosa attenzione per gli eventi che
il gruppo ha scelto per illustrarci alcuni punti chiave del loro
modo di operare.
Abbiamo potuto partecipare a due sedute di
gruppo, composto da operatori e pazienti; il primo nella mattinata
in cui tutti i partecipanti hanno singolarmente fatto la propria
presentazione e dichiarato la loro motivazione ad essere lì,
in quel momento e in quel luogo.
Fortemente sottolineato dai pazienti il vissuto
di essere approdati a questo Centro, dopo molte esperienze drammatiche
e tentativi fallimentari di fronteggiarle con altri tipi di intervento,
ad esempio trattamenti in Comunità.
Specularmente veniva sottolineato dagli operatori
un forte senso di utilità del loro lavoro, e di conseguenza
una gratificazione legata al raggiungimento di risultati, sicuramente
più soddisfacenti che in altri contesti dedicati allo stesso
tipo di pazienti.
A questo primo incontro, che ha creato una
particolare atmosfera di contatto tra tutti i presenti, è
seguito un momento conviviale, con cibi squisiti della tradizione
partenopea, preparato con grande cura dal gruppo ospitante, che
ha contribuito a fluidificare e rafforzare lo scambio tra i due
gruppi.
Evento particolarmente coinvolgente è
stata una danza napoletana - la tammurriata - eseguita da un gruppo
di operatori e pazienti, che ha prodotto una forte emozione in
tutti i presenti.
A coronamento della giornata è stata
proposta la partecipazione a una seduta di gruppo denominato “il
cerchio”, in cui ciascun partecipante era chiamato a esprimere
le proprie emozioni rispetto alla giornata, allo scambio che questa
giornata aveva rappresentato e, più in generale, a ciò
che avveniva in quel momento nell’interazione con il resto del
gruppo.
Nel fluire dei discorsi, venivano incentivati
anche contatti sul piano corporeo quali abbracci, prendersi per
mano, sedersi uno di fronte all’altro in una condizione di rispecchiamento
e di forte vicinanza corporea.
La regola non esplicitata ma perseguita con
determinazione dal conduttore - il Dott. Di Petta - impegnava
ciascuno a esprimere qualcosa, fosse pure la propria dissonanza
emotiva con l’esperienza in corso.
Nonostante la novità dell’esperienza
e il forte impatto emotivo per il gruppo degli operatori di Roma,
la seduta si è dipanata con estrema naturalezza, producendo
un senso di profonda partecipazione ai sentimenti, espressi sia
dai pazienti, che dagli operatori.
È stata particolarmente commovente
la partecipazione affettiva di una gran parte del gruppo nei confronti
di un ragazzo che la sera precedente era tornato ad assumere sostanze,
e nei confronti di un’operatrice che esprimeva un forte difficoltà
di integrazione nel gruppo.
La percezione prevalente era quella di un
forte senso di appartenenza e affidamento al gruppo, il cerchio
che rappresentava sia l’elemento protettivo e affettivo, sia l’elemento
normativo e sanzionatorio, quale possibilità di crescita
individuale.
La seduta si è conclusa con un abbraccio
tra i due Responsabili: il Dott. Correale e il Dott. Di Petta,
a simboleggiare un gemellaggio tra le due équipes.
Anche se questo resoconto, come si diceva
all’inizio ha un tono volutamente di cronaca di una giornata,
è utile sottolineare alcuni punti e alcune impressioni
legate all’evento.
Il primo è quello legato alla parola
“incontro” che, come si sarà notato, è una parola
molto ricorrente nella descrizione di questa giornata.
L’incontro è il concetto che è
alla base del progetto del Centro Giano.
Incontro come disposizione psicologica ad
accettare la persona che arriva al Centro nel momento e nel modo
in cui arriva; incontro come punto di contatto “qui ed ora” così
come la persona è in quel momento e con l’urgenza emotiva
che in quel momento gli consente di chiedere aiuto. L’incontro
del “qui ed ora” come possibile fondamento di un’alleanza terapeutica
futura.
Il secondo è la assunzione di responsabilità
rispetto a pazienti che non rientrano in categorie ben definite
dal punto di vista dei parametri istituzionali; sono pazienti
prevalentemente tossicodipendenti o sono pazienti prevalentemente
psichiatrici?.
Il Centro Giano accoglie pazienti che rischiano
di perdersi o si sono già persi nell’attesa che qualcuno
definisca la loro appartenenza.
Ultimo, o forse primo, la passione e la determinazione
con cui tutto il gruppo degli operatori insieme al responsabile,
perseguono l’obiettivo di fungere da approdo e da trampolino di
rilancio di nuovi obiettivi di vita per persone portatrici di
gravi disturbi, che rischiano di perdersi completamente nelle
paludi istituzionali.
La giornata ha anche registrato il saluto
di rappresentanti del Comune di Casoria a sottolineare l’attenzione
e il sostegno che questo progetto riscuote anche a livello politico,
in relazione di alcuni risultati importanti riportati nella presentazione
del Centro.
Questi risultati attengono alla diminuzione
drastica dei livelli di mortalità per droga, alla diminuzione
dei ricoveri in Comunità e alla diminuzione dei ricoveri
in SPDC.
La giornata si è conclusa con l’auspicio
di un prossimo incontro a Roma tra le due èquipes al fine
di proseguire un La giornata ha anche registrato il saluto di
rappresentanti del Comune di Casoria a sottolineare l’attenzione
e il sostegno che questo progetto riscuote anche a livello politico,
in relazione di alcuni risultati importanti riportati nella presentazione
del Centro.
Questi risultati attengono alla diminuzione
drastica dei livelli di mortalità per droga, alla diminuzione
dei ricoveri in Comunità e alla diminuzione dei ricoveri
in SPDC.
La giornata si è conclusa con l’auspicio
di un prossimo incontro a Roma tra le due èquipes al fine
di proseguire un approfondimento teorico-clinico e metodologico
tra i due gruppi.